giovedì 27 luglio 2017

IL GENERALE ULYSSES GRANT: L'UOMO CHE SALVO' L'UNIONE

Ulysses Simpson Grant

di Stefano Jacurti

Nato nel 1822 da una famiglia di pionieri del medio ovest, abile cavaliere fin da adolescente come molti nell'Ohio, Ulysses Grant conobbe presto la dura vita dei campi. Spinto dal padre verso l'accademia militare accettò con riluttanza e Il suo rendimento a West Point fu tutt'altro che brillante, si classificò ventunesimo su una trentina di allievi del suo corso.
Allo scoppio del conflitto contro il Messico, una guerra che Grant disprezzò sempre come una vera e propria aggressione verso un altro paese, venne arruolato come sottotenente e compiendo il suo dovere, si distinse durante la presa della capitale messicana. L'esperienza fatta in quella conflitto gli permise di apprendere (era  Quarter-Master) l'importanza della logistica per un esercito in guerra. Di carattere  riflessivo e poco loquace, era incapace di farsi dei nemici anche se nel futuro, a causa dei suoi successi militari, di nemici, ne avrebbe avuti parecchi.
Negato per gli affari, ( da anziano verrà raggirato da un finanziere senza scrupoli che sara' poi arrestato) soffrì non poco la lontananza dal nucleo familiare quando, dopo la guerra con il Messico, fu spedito presso un piccolo presidio militare sulla costa del pacifico. La sua sensibilità non gli impedì però di essere saldo riguardo le decisioni da prendere. Sembra incredibile come un uomo così mite e semplice nella vita, sia stato uno dei migliori generali americani di sempre e sicuramente uno dei più aggressivi sui campi di battaglia.
Il suo stile nel combattimento è sintetizzato da Lincoln "combatte come un mastino" 
Questo era Grant in guerra.
Dopo diversi problemi con l'alcool ( che si sarebbero ripresentati qualche volta anche in futuro) a causa della lontananza dal figlio e dalla moglie,  sorpreso durante una sbronza, rassegnò le dimissioni dall'esercito e si impegnò duramente presso il general store di proprietà del padre che però non navigava in buone acque. Grant era stanco delle dicerie dell'esercito su di lui riguardo al bere, che successivamente furono pur partendo da un fatto vero, un castello strumentale per screditarlo ad ogni successo, ma detestava la noiosa vita militare in tempo di pace. Così al momento delle dimissioni, il negozio del padre, (anche quello navigava in cattive acque) sembrò restare l'ultima carta da giocare, ma non fu così. Allo scoppio della guerra civile Grant offrì i suoi servigi all'esercito nordista: venne assegnato alle forze di stanza a Cairo. Forse questa fu la cosa migliore che potesse accadergli, visti i frequenti fallimenti nella vita civile.




Durante il conflitto si mise  in luce sul fronte dell'ovest portando la bandiera stellata alle prime vittorie per il Presidente Lincoln. Le sue imprese lo portarono lentamente, ma inesorabilmente, al vertice dell'esercito nordista. Con un azione fulminea nel 1862 espugnò le due fortificazioni di Fort Henry e Fort Donelson dettando una resa incondizionata e catturando una quantità enorme di uomini, armi e materiali.
Si narra che alla domanda dei sudisti assediati su quali fossero le condizioni di resa, Grant rispose : "No other terms than unconditional and immediate surrender. I propose to move immediately upon your works"

Da allora nacque il suo soprannome divenne "Resa senza condizioni" (unconditional surrender)

Il merito del generale nativo dell'Ohio, fu anche un aspetto poco ricordato ma  psicologicamente,  molto importante per la nazione. Grant fu l'unico, nei primi tempi della guerra, a controbilanciare con le vittorie all'ovest , le nefaste notizie che giungevano dal fronte dell'est, dove i ribelli, sorretti da ottimi comandanti come Lee, Stonewall Jackson, Stuart, avevano infilato una serie di successi. Nelle sue memorie,  Grant, racconta come  sul fronte dell' est i sudisti partirono con molta più baldanza nella guerra rispetto ai soldati dell'unione, ma quest' ultimi ebbero più resistenza a gioco lungo, come fossero un cavallo da fondo. Ma le sue truppe, all'ovest, erano una cosa a parte, molto veloci ed addestrate.

Nel 1862, pur sorpreso dall'abile Johnston a Shiloh, (quest'ultimo venne ucciso proprio in battaglia)  riuscì a resistere capovolgendo  le sorti dello scontro il giorno dopo, quando tutti davano per spacciato l'esercito dell'Unione. Fu allora che Lincoln capìì che Grant era il leader di cui il nord aveva bisogno per vincere la guerra, non bastava solo un 'esercito numeroso, e con più mezzi, per piegare il sud, perché ci voleva chi sapesse guidarlo. Proprio per le sue doti in battaglia, Grant all'inizio fu osteggiato dagli altri ufficiali, sia perché la sua famiglia non veniva da un ambiente legato alle tradizioni militari tramandate da generazioni, che per il riuscire dove altri avevano fallito. I detrattori, temendo che Grant potesse arrivare ai vertici, cercarono di screditarlo agli occhi del presidente Lincoln tirando in ballo i problemi con l'alcool che per la sua vita fu una costante presenza, spesso come pettegolezzo costruito ad arte, altre volte perché la sbronza dovuta alla malinconia per la famiglia lontana, era vera.
"E' un ubriacone, va sostituito" dicevano.
La prima volta Lincoln si limitò a rispondere: "Non posso cacciare quest'uomo, lui combatte" e successivamente alle insistenze sul vizio dell'alcool, Lincoln replicò con grande pragmatismo ed ironia tagliente nei confronti degli ufficiali incapaci.
"Ditemi che marca di whisky preferisce Grant  che ne spedisco una cassa agli altri generali sui campi di battaglia” Per porre fine a tutto ciò una volta per sempre, gli fu affiancato l'aiutante maggiore John Rawlins che era astemio ed aveva avuto il padre alcolizzato. 
Oggi, il comandante nordista, viene definito come il primo generale moderno della storia e nell'immaginario collettivo, sono rimasti il suo sigaro, la bottiglia di whisky, le vittorie, e le sue frasi celebri.
Una delle doti di questo generale era senz'altro la calma, anche nei momenti più critici. Dopo il primo giorno della Battaglia di Shiloh nel 62, venne avvicinato al tramonto da Sherman. Questi aveva avuto una giornata durissima e si rivolse a Grant che se ne stava seduto davanti alla sua tenda da campo ma che non sembrava particolarmente scosso nel vedere il suo esercito che gli crollava attorno. " E' stata una pessima giornata non le pare?"
"Non c'e' problema…li acciufferemo domani". E fu proprio quel che Grant fece vincendo una battaglia che sembrava persa. Ma la guerra civile si addentrò sempre di più, vedasi Shiloh come esempio, citata anche nel film "La conquista del west" una carneficina che scioccò l'opinione pubblica. Sembravano lontani i tempi, in cui la propaganda delle due parti, lanciava  proclami spacconi e roboanti come un sudista vale dieci nordisti, oppure in tre mesi faremo un boccone dei ribelli.
Dopo Shiloh, Grant si impegnò nella campagna per la presa di Vicksburg che nel 1863 espugnò.  Fu proprio in quel periodo che Grant comprese la vera natura di quella guerra rifornendo le truppe con battelli fluviali e facendosi strada con l'esercito nella foresta a colpi di accetta. Furono lunghi mesi dove Grant fece diversi tentativi di sbarco vicino alla fortezza, caratterizzati anche da momenti di scoramento, di tentativi falliti dove la bottiglia di whisky tornava compagna per dimenticare l'ansia di guerra e la lontananza della famiglia, ma Rawlins vigiliava. Si alternavano anche momenti di speranza o di audace sperimentazione su grande scala, come l'idea di far deviare addirittura  il corso del Mississippi ed aprire un enorme cantiere nel fango, idea poi abbandonata causa del maltempo. Ma la vera innovazione in quella campagna, fu nella sua fase finale: l'assenza di una base di rifornimento come invece volevano le regole ortodosse. Grant fece rifornire i soldati con le risorse alimentari del luogo e così non diede punti di riferimento al nemico che non riusciva a tagliare le sue linee di rifornimento semplicemente perché non esistevano. A Vicksburg, il sudista Pemberton, suo avversario, non riuscì a combinare gran che per contrastarlo e infine, una volta sbarcato all'asciutto, ed aver puntato su Jackson, Grant attaccò in quel settore dove nessuno lo aspettava. Solo dopo aver spazzato via le altre forze sudiste, cinque battaglie in pochi giorni, Grant si dedicò all'assedio della fortezza. Così, dopo vari assalti, la fortezza di Vicksburg, alzò bandiera bianca.


(si consigliano approfondimenti più esaustivi sulle varie campagne della civil war)

Dopo questa impresa e la successiva vittoria nella battaglia di Chattanooga che garantì all'Unione il controllo del Mississippi, nel 1864 fu nominato da Lincoln capo di stato maggiore . "Non ci darà tregua" disse il suo vecchio amico generale Longstreet che combatteva con i confederati. Nonostante l'avviso di chi lo conosceva bene, i sudisti sottovalutarono le parole di Longstreet, adducendo il fatto che Grant, al di là dei suoi successi precedenti, non aveva mai combattuto fino ad allora contro il generale Lee. Ma essi dimenticarono il contrario, nemmeno Robert Lee aveva mai combattuto contro Ulysses Grant. Nel frattempo sopraggiunsero nelle file dell'unione altri grandi personaggi. Sheridan, esperto di cavalleria con il delfino Custer, Thomas detto "la roccia di Chickamagua" , Meade il vincitore di Gettysburg, Sherman che come un carro armato si abbatte sulla Georgia, Canby che difese il west.
Grant capì che il suo posto non era dietro le scrivanie di Washington ma sui campi di battaglia e si impegnò subito contro il più grande generale avversario, quel generale Lee, ultimo antico condottiero. Ma Grant dimostrò di aver compreso più di altri quella guerra creando per la prima volta una strategia globale, nazionale. Era la strategia  suggerita dal vecchio e grasso generale Scott prima di andare in pensione,proprio alla vigilia della guerra fra unionisti e confederati. Era il così detto "piano anaconda" che prevedeva il lento avvolgimento e soffocamento degli stati secessionisti. "lento" perché Scott aveva capito che quella guerra non sarebbe stata breve ma nessuno l'aveva ascoltato, nemmeno Lincoln, poiché all'inizio del conflitto, il presidente ordinò una leva di tre mesi per l'esercito nordista pensando di risolvere presto il problema della secessione. Ma che non sarebbe stato un conflitto breve, non lo capirono nemmeno i sudisti, quando ,dopo la prima vittoria, festeggiarono a Richmond come se la guerra fosse già conclusa. Nel 1864 sarebbe toccato proprio a Grant accelerare i tempi per porre fine ad una lotta  caratterizzata dai massacri giganteschi che nessuno, all'inizio, si aspettava.
Basti pensare a battaglie come Antietam, Gettysburg, Fredericksburg, Shiloh, Franklin, Chancellorsville, gli assalti a Vicksburg e Spotsylvania per rendersi conto del perché la guerra civile americana detiene ancora oggi, il triste primato di maggior numero di caduti americani in un conflitto. Del resto la guerra fratricida, già dalla prima battaglia aveva presentato il macabro biglietto da visita. A Bull Run nel 1861, la gente accorsa nei pressi dello scenario del primo scontro, raggiunto con lo spirito di una gita fuori città, come fosse un picnic caratterizzato da qualche allegra schioppettata, alla vista della prima carneficina, fuggì terrorizzata verso Washington.
All'inizio della guerra  si combattevano sui vari fronti, una serie di campagne e di battaglie scollegate tra loro. Diversi generali, sia da una parte che dall'altra, andavano in battaglia vivendo alla giornata, cercando di vincere senza un grande obbiettivo globale rispetto a quelli particolari. Si combatteva alla giornata, ed ognuno faceva la guerra per conto suo. Dal 1864 in poi ci sarebbe stata una sola grande battaglia, lunga miglia e miglia. Occorreva attaccare il sud su vari fronti, ma con azioni coordinate, tenendo presente che gli obbiettivi non sarebbero stati più il controllo di una città, di un fiume, o di una catena montuosa ma la distruzione dell'esercito nemico. Controllare un porto, un forte, andava bene ma da quel momento la guerra doveva essere totale. "Non mi interessa tanto prendere Richmond , quanto l'esercito nemico."
Per far si che la strategia di Grant andasse a buon fine, bisognava marciare sulle città al fine di far uscire allo scoperto l'esercito confederato che sarebbe stato costretto a venir fuori per difenderle. Così si toglieva l'iniziativa al nemico impedendogli di essere creativo e costringendolo esclusivamente alla difesa.


Nel 1864, la battaglia di Wilderness in Virginia, combattuta in una foresta incendiata dalle cannonate, che a leggere la storia, sembra un arcaico preludio del Vietnam,chiarì per sempre la natura di quel conflitto.
Sorretto da centoventimila uomini e da una logistica formidabile, Grant si avventò su Lee in una battaglia combattuta dentro una fitta foresta in Virginia. In realtà Grant avrebbe voluto affrontare l'esercito di Lee fuori dalla foresta, ma riuscì a prevedere anche questa eventualità dimostrando anche un senso pratico non comune "elasticizzando" i suoi piani secondo le circostanze .
A Wilderness Grant sapeva che la sua superiorità numerica avrebbe contato poco senza un ottima organizzazione logistica
I sudisti, seppur con un esercito numericamente inferiore, combattevano su un territorio da loro conosciuto alla perfezione,(molti vi erano nati) ed erano guidati da un grandissimo generale come Lee. Quindi i vantaggi erano pressoché annullati. Le tattiche Napoleoniche non sarebbero servite più a nulla. All'inizio della battaglia i nordisti  esercitando una pressione martellante, riuscirono ad arrivare addirittura nei pressi dell'accampamento di Lee, dove, unica volta in guerra, il suo avversario sudista, rischiò di essere catturato. Solo il provvidenziale arrivo di rinforzi, il valore del suo avversario e violento contrattacco di Lee ma non sfruttato complice anche il sopraggiungere dell'oscurità, arrestarono l'avanzata di Grant .
Il giorno dopo fu lo stesso, con attacchi e contrattacchi dall'una o dall'altra parte tanto da portare la battaglia in una situazione di stallo. Ma alla fine della battaglia senza vincitori né vinti, Grant non si ritirò. Non aveva potuto schiacciare Lee, ma quest'ultimo cercando di tamponare la situazione perse l'iniziativa e non riuscì più a fermarlo. Nonostante le numerose perdite, Grant non portò l'esercito lontano dal luogo di battaglia per curarsi le ferite e ricominciare a combattere dopo una o due settimane, come i suoi predecessori avevano fatto prima, ma ripartì immediatamente puntando a sud costringendo Lee a seguirlo mentre lui si  addentrava sempre di più nel territorio confederato.
L'obbiettivo era quello di sfiancare l'esercito ribelle che non poteva permettersi un grande ricambio di uomini, considerando anche le gravi perdite dei soldati confederati per le sanguinose battaglie sostenute, vedasi un terzo dell'esercito perso da Lee a gettysburg l'anno prima. Se il sud aveva il suo Annibale in Robert Lee, il nord trovò il suo Scipione con Ulysses Grant. Come Scipione, Grant giunse da fronti lontani dove aveva riportato le prime vittorie, come Scipione cambiò le sorti della guerra impegnando Lee ed impedendo a quest'ultimo di inviare rinforzi a Hood incalzato da Sherman ad Atlanta, aprendo così la famosa marcia verso il mare che fu sì un capolavoro da vero braccio destro dal punto di vista strategico, ma anche una totale devastazione sui territori. Tornando al fronte in Virginia, Ulysses Grant tolse l'iniziativa in guerra a Robert Lee, una pecularietà  che era sempre stata la miglior dote bellica dell’avversario confederato e che quest’ultimo, da quel momento, non riuscì più a far pesare sui campi di battaglia.
"Sono disposto a combattere qui tutta l'estate pur di farla finita" oppure "Il nemico ha la stessa paura che noi abbiamo di lui" sono le frasi famose rimaste ai posteri pronunciate in diverse occasioni da Grant per fa capire agli ufficiali del fronte orientale che i tempi di del generale nordista, Macclean, l'esasperante temporeggiatore, non affatto positivo come Fabio Massimo, erano da gettare nella spazzatura di guerra.




Gli assalti del 64 continuarono con le scioccanti battaglie di Spotsylvania  (dove ci fu lo sfondamento, ma non supportato) Cold Harbor, North Anna, Spotsylvania ed ogni volta, nonostante le notevoli perdite, Grant ripartiva sempre e mentre la guerra assumeva anticipazioni della prima guerra mondiale, (le macellerie degli assalti, le trincee, i primi palloni di osservazione, navi corazzate, sommergibili, fucili a ripetizione) si arrivò alla vittoria con l'assedio finale di Petersburg dove Lee, dopo aver tenuto, fu costretto a capitolare perché circondato.
Robert Lee si arrese a Grant ad Appomattox nel 1865, in un incontro ricordato come intenso e solenne per la storia americana. Le condizioni di resa, poste proprio dall'uomo chiamato resa incondizionata, furono invece generose e non umilianti per Lee e l'esercito sudista.
 ( si consiglia di approfondire Appomattox court house)

in conclusione, per il militare nella guerra civile americana va sottolineato:




che nella campagna di Vicksburg, nel 1863, il generale Grant vinse cinque battaglie in 18 giorni, catturò 40 cannoni da campo e inflisse delle perdite stimate in 5.200 caduti al Sud. Alla caduta di Vicksburg catturò 31.600 prigionieri, 172 cannoni e 6.000 armi leggere in quella che è stata la più grande resa militare mai occorsa nell’emisfero occidentale. Grant fu il primo generale a tre stelle dopo Washington, e oltre alle sue vittiorie, il verbo “catturare” ne fece l unico generale della guerra civile ad aver catturato tre eserciti completi. 
Il primo a Fort Henry , 12000 ribelli arresi, il secondo a Vicksburg dove i sudisti arresi furono 28.000 e l’ultimo esercito catturato fu quello di Robert Lee ad Appomatox, 23000.  Complessivamente circa 70.000 sudisti si arresero a Grant durante la guerra civile.




Il conciatore di pelli,  quello che non amava le divise vestendosi in guerra alla meglio, quello che si presentò a Washington convocato da Lincoln, alloggiando in un albergo di terz'ordine, dimostrò di essere un grande comandante, un uomo che più di tutti capii e cambiò le sorti  del conflitto fratricida. Se oggi si può ancora scrivere o pronunciare "Stati Uniti d’America", ciò, lo si deve a lui. C'è da dire però ,che anni dopo, Grant non dimenticò mai il carnaio della campagna Overland, le macellerie della guerra civile americana, un conflitto non compreso dagli europei di allora e che aveva dato già  nelle battaglie precedenti, sinistri presagi. Una macelleria che coinvolse suo malgrado anche Lee  e se si vuole fare una macabra equazione matematica, ancor maggiore, perché perdere molti uomini per chi ne comanda di meno, è devastante. 
Non a caso suona molto chiara, la frase del Generale Lee. " E' giusto che la guerra sia così terribile, altrimenti ci affezioneremo troppo ad essa"


PRESIDENZA
Ulysses Grant fu presidente degli Stati Uniti successivamente al conflitto, due mandati dal 1869 al 1877, ma al contrario del comandante, tutto fu, meno che un grande presidente. Giunto nel mondo dei corridoi del potere con  cui non aveva alcuna esperienza, Grant trascorse I suoi mandati presidenziali caratterizzati da scandali, vedasi le implicazioni in loschi affari del fratello, e anche se lui non fu coinvolto, restano molte ombre sulla sue gestioni presidenziali che sicuramente non brillarono.

L'inizio della prima recessione, (detta il panico del 1873) gli speculatori senza scrupoli, artefici nel 1875 dello scandalo del Whiskey Ring, nel quale oltre 3 milioni di dollari di tasse furono sottratti al governo federale, danneggiò ulteriormente la sua reputazione. Orville E. Babcock, segretario privato del presidente, presunto membro del giro corrotto, fu sottratto al processo solo da una speciale grazia presidenziale.Il segretario alla guerra William Belknap si dovette dimettere oramai del tutto screditato nel febbraio del 1876 dopo essere stato imputato dalla Camera per aver intascato delle tangenti. Nella vicenda anche il democratico Custer, il generale che aveva battuto spesso i sudisti durante la guerra civile, ebbe un ruolo non trascurabile, rincarando la dose contro Belknap, e accusando velatamente anche Orvil Grant, fratello del presidente degli Stati Uniti, per il quale aveva lasciato intendere che fosse implicato nella vicenda.
Custer in realtà voleva accontentare le richieste dei costruttori di ferrovie e per farlo, dimostrando scarsa abilità politica, se la prese con Orville Grant, fratello dell’allora Presidente degli Stati Uniti D’america Ulysses Grant.Le conseguenze furono l’immediata espulsione di Custer dall’esercito degli Stati Uniti. Fu solo grazie all’intervento del comandante supremo Sheridan se Custer fu riammesso in servizio, in tempo per partecipare alla campagna del 1876 e il tutto fu dovuto anche alla lettera che Custer scrisse a Grant, "da soldato a soldato" pregandolo di riammetterlo nell'esercito.

 Comunque non c’è prova che Grant stesso abbia tratto profitto dalla corruzione dei suoi subordinati, ma non prese una posizione ferma contro i malfattori e non reagì con forza dopo che la loro colpa fu accertata.Durante i mandati presidenzial,i uomini disonesti che si fecero scudo del suo nome e sopratutto della sua ingenuità per saccheggiare lo stato e come si vedrà anni dopo, lo stesso Grant, di certo contribuirono ad incupire l'uomo. 

L'esperienza presidenziale, decretò che l'ex generale non seppe mai dare al paese risposte chiare di fronte alla crisi. Alla luce dei fatti, è legittimo dire che il gettarsi nella carriera politica fu per lui una scelta completamente sbagliata.
E' ricordato come Grant, per sfuggire allo stress della casa bianca, si rifugio presso l'hotel Williard.

 Le poche cose positive da ricordare alla casa bianca, fu la lotta al KKK, che Grant presidente, contrastò con ogni mezzo e il tentativo (fallito) di trovare un compromesso con gli indiani. Nel 1870 Grant fece ratificare il XV emendamento concedendo la protezione costituzionale necessaria per poter realizzare il diritto di voto degli afroamericani. Durante la sua presidenza fece imporre il rispetto della legge i civil rights act del 1866 e civil rights act del 1871 e del 1875 sciogliendo il kkk con la forza.

Grant nominò più ebrei negli uffici pubblici rispetto a quanto fecero mai tutti i suoi predecessori per scusarsi con la comunità ebraica per aver fatto sgomberare i commercianti ebrei, dal Tennesse nel 1862 e dalla zona di Vicksburg durante l'assedio nella guerra civile. Il tutto fu un operazione militare necessaria, non una discriminazione contro una comunità

Prestando ascolto al malcontento riguardo ai rapporti con i britannici, Grant riuscì a far risarcire la nazione con le rivendicazioni dell'Alabama con le quali gli Stati Uniti ottennero dall'impero britannico, la somma di  15.500.000 dollari, per gli aiuti forniti sottotraccia alla Confederazione durante la guerra civile, dove gli inglesi avevano ospitato, o addirittura fatto costruire le navi ribelli della confederazione pur non essendo mai entrati ufficialemente in guerra contro l''Unione.

 Grant tentò una politica di pace con gli indiani, volendo rispettare il trattato di Fort Laramie del 1866 che assegnava alle tribù di Sioux e Cheyenne un ampio territorio nell'odierno South Dakota come riserva di caccia. L'obiettivo primario della sua "politica pacificatrice" fu quello di ridurre al minimo il conflitto militare con i "pellerossa", in attesa "di una modifica di atteggiamento nei loro confronti che tenda alla loro civilizzazione prima e come risultato ultimo all'assunzione della piena cittadinanza". 

Gli indiani avrebbero così dovuto rimanere confinati nelle riserve dove avrebbero usufruito di sovvenzioni governative oltre a ricevere un'adeguata formazione educativa e morale, sotto la supervisione "benevola" dei volontari delle diverse confessioni cristriane. I religiosi, gente più mite dei militari, si sarebbero dovuti occupare delle popolazioni indiane, ma questa politica fallì, nonostante il tentativo di mettere le riserve indiane sotto il controllo religioso,perchè le tribù native non accettarono la religione dell'uomo bianco. Nel frattempo i coloni triplicarono il numero di arrivi e ormai si pressava Grant perché quei territori, dove si vociferava ci fossero giacimenti auriferi, fossero assegnati ai coloni bianchi che si stavano riversando all'Ovest in cerca di fortuna: Grant non permise che si invadessero quelle terre fino al 1873. 
Ma nel 1874 dopo l'arrivo delle racessione, autorizzò la spedizione nelle Black Hills e fu guerra con gli indiani culminata con la battaglia di Little Big Horn, dove il settimo cavalleria del generale Custer, dopo aver attaccato il campo indiano, come aveva fatto tempo prima al Washita River, fu completamento annientato. Non si salvò nessuno, l'unico superstite fu un cavallo chiamato Comanche.





Negli ultimi anni, ormai malato, per salvare la sua famiglia sommersa dai debiti accumulati per i viaggi in Europa (a Roma fu ricevuto da Papa Leone XIII, dall'imperatore del Giappone a Tokyio, dalla regina Vittoria) mentre era  inconsapevole di quello che stava accadendo alle sue finanze per la truffa subita dal Finanziere Ferdinand Ward (che fu arrestato) con cui si era messo in affari, Grant scrisse le sue memorie che furono pubblicate dall'amico Mark Twain. Dopo che Twain seppe che Grant veniva pagato una miseria per raccontare Shiloh e poco altro sulla guerra di secessione, intervenne e convinse il suo amico a pubblicare i ricordi di una vita, con la sua casa editrice. Nonostante il tumore alla gola, che poi lo porterà alla morte, l'ex generale e presidente, riuscì a completare le sue memorie in tempo, pochi giorni prima di spirare.
Il libro, due volumi, "My personal Memories" fu un vero e proprio best seller di allora e fruttò 450 mila dollari di diritti d’autore alla moglie Julia. 
Dopo aver salvato l’Unione, Ulysses Simpson Grant vinse l’ultima battaglia, quella contro il lastrico per la salvezza della sua famiglia.